domenica 29 aprile 2007

Addio università come "luogo sociale"

I libri si potranno scaricare, i corsi saranno in streaming audio-video

TOKYO - Tutto via Internet, dalle lezioni ai colloqui con i professori fino agli esami: in Giappone è nata la Cyber University, un ateneo virtuale che è stato appena inaugurato nella città meridionale di Fukuoka con una cerimonia, e non poteva essere altrimenti, in diretta webcast. Al momento propone solo due corsi di laurea quadriennale in Tecnologia dell'Informazione e Beni Culturali, ed è gestita da un consorzio di aziende private guidate dal colosso delle telecomunicazioni Softbank.

L'attività didattica, esclusivamente online, pone il nuovo ateneo su un piano nettamente diverso dalle altre università, che da tempo forniscono un proprio 'alter ego' virtuale su Internet mantenendo tuttavia una presenza 'fisica' sul territorio.

Mentre alla Cyber University le lezioni verranno trasmesse in streaming audio-video e i materiali, come libri di testo e appunti, saranno disponibili in download 24 ore su 24. Un centinaio i docenti impiegati, mentre gli studenti sono circa 1.300, un numero volutamente limitato per non compromettere la qualità dell'insegnamento, almeno per il primo anno di prova.

Per difendere l'ateneo dalle insidie del mondo virtuale, che in questo caso possono tradursi in esami truccati e generalità fasulle, massima attenzione è stata dedicata al sistema di riconoscimento degli studenti, che saranno costantemente chiamati a confermare in modo inequivocabile la propria identità dietro a monitor e tastiere.

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sabato 14 aprile 2007

Robot: la grande invasione...e torna la questione "etica"

ROMA - Sono più di un milione i robot di "vecchia" generazione, quelli che lavorano nelle industrie del pianeta: 350 mila solo in Giappone, 326.000 in Europa. In Italia per ogni 10.000 persone occupate nell'industria più di 100 sono robot, un numero che fa del nostro Paese uno tra i primi al mondo in questo settore. Sono impiegati soprattutto nella lavorazione meccanica, nella saldatura e nella lavorazione della plastica. E i loro prezzi continuano a scendere: un robot comprato nel 2007 può costare un quarto rispetto allo stesso robot venduto nel 1990. E il suo costo annuale se nel 1990 valeva 100, oggi non supera 25.
Anche tra le mura di casa la loro presenza cresce, ad un tasso del 7-8 per cento l'anno, e "si prevede che dei 66 miliardi di dollari che rappresenteranno il fatturato della robotica nel 2025, il 35% riguarderà i robot personali o di servizio", osserva Bruno Siciliano, presidente della Società Internazionale di Robotica e Automazione.

I robot dunque, sono ormai ovunque. Nelle nostre case, nei nostri uffici, nelle nostre auto. Sono i badanti degli anziani: in Corea del Sud è stato messo a punto quello che controlla gli elettrodomestici e avvisa l'anziano quando è l'ora medicina. Fanno da infermieri agli ammalati (negli Usa alcuni prototipi misurano persino la temperatura) oppure si trasformano in cuccioli scodinzolanti (è il caso, tra gli altri, di "Aibo") e presto li assumeremo come baby-sitter se è vero che alcune aziende stanno studiando il modo per "insegnare" all'automa come si fa a cullare un neonato. Di tutto questo, da oggi al 14 aprile, discuteranno centinaia di scienziati provenienti a Roma con i loro automi da ogni parte del mondo.

L'occasione è l'Icra 2007, conferenza internazionale che si svolge presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (Angelicum). L'incontro ruota intorno al titolo "Ubiquitous Robotica", l'obiettivo è esplorare "la capillare presenza degli automi nella nostra società e la grande possibilità di applicazioni nei campi più diversi". Come? Un tempo si diceva che i robot non avrebbero mai potuto imitare l'uomo fino in fondo. Oggi, invece, ci ritroviamo con robot capaci di lavorare con la stessa abilità di un artigiano. Avviene in Italia: "Sono al lavoro nella zona compresa fra Vietri e Cava dei Tirreni, dove imitano i maestri ceramisti", racconta Siciliano. Questo è possibile perché un sistema ottico ha registrato le pennellate degli artigiani, che sono naturalmente una diversa dall'altra, ed è stato messo a punto su questa base un programma che rende i robot capaci di realizzare mattonelle una diversa dall'altra".

Ma l'espansione della robotica porta anche a problemi di etica, e non a caso di "Roboetica" si parlerà anche al convegno dell'Icra. Spiega Antonio Monopoli, collaboratore dell'Università di Bari: "E' verosimile che con il tempo si genereranno robot con capacità di autoapprendimento sempre maggiori. Avremo insomma robot capaci di "decidere", condizione condivisa con l'essere umano".

Un problema che potrebbe sorgere è l'eventuale inadeguatezza della risposta del robot di fronte ad un evento. In caso di danni, di chi sarebbe la responsabilità? Risponde Monopoli: "Se il robot viene considerato alla stregua di una macchina, la responsabilità ricade sul suo proprietario. Ma se il robot ha una grossa capacità di autoapprendimento e interazione col mondo esterno, e da un punto di vista sociale è ormai condivisa l'idea di una condizione di autonomia operativa dei robot, si potrebbe invocare la perfetta buonafede di chi ha progettato e commercializzato il robot".

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